File:Apparecchio fotografico per tricromia, a soffietto, a lastre 9x12 - Museo scienza tecnologia Milano 07759 dia.jpg

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apparecchio fotografico per tricromia, a soffietto, a lastre 9x12 - Bermpohl Naturfarbenkamera/ Bermpohl Dreifarbenkamera.   (Wikidata search (Cirrus search) Wikidata query (SPARQL)  Create new Wikidata item based on this file)
Author
Bermpohl & Co. (costruttore), Hugo Meyer & Co. (costruttore)
Title
apparecchio fotografico per tricromia, a soffietto, a lastre 9x12 - Bermpohl Naturfarbenkamera/ Bermpohl Dreifarbenkamera.
Description
Italiano: Questo apparecchio è costruito prevalentemente in legno ed ha forma all'incirca parallelepipeda con maniglia laterale in cuoio per il trasporto Su tre lati dell'apparecchio sono inserite altrettante pareti estraibili, due in legno ed una in vetro opaco montata con cornice in legno, che permettono l'inserimento delle lastre fotografiche e la manutenzione interna Attraverso il vetro opaco era visibile il soggetto inquadrato ed era possibile la messa a fuoco Dalla parte opposta è inserito l'obiettivo con il dispositivo di regolazione del diaframma a iride e il dispositivo di scatto dell'otturatore Attraverso due rotelle, poste lateralmente, era possibile regolare la posizione dell'obiettivo rispetto alle lastre, permettendo così la messa a fuoco.
Funzione

Questo apparecchio fotografico permettav di realizzare stampe a colori in tricromia ovvero permetteva di impressionare contemporaneamente tre lastre fotografiche in b/n, alle quali venivano anteposti tre filtri di diverso colore (blu, verde,rosso). La sovrapposizione delle tre lastre così realizzate permetteva di ottenere le stampe a colori.

Modalità d'uso

Questo apparecchio veniva utilizzato come qualsiasi altro apparecchio fotografico di quel tipo Si preparavno però tre lastre fotografiche da inserire nei porta lastre precedute da tre filtri di diverso colore: rosso, blu, verde Si inquadrava il soggetto desiderato, si metteva a fuoco l'immagine sul vetro smerigliato agendo sulle apposite rotelle, si impostavano apertura del diaframma e velocità di scatto dell'otturatore. A questo punto, inserite le lastre, si scattava per aprire l'otturatore e far entrare la luce nell'obiettivo Un sistema di specchi semitrasparenti divideva la luce incidente in tre fasci e ciascuno proiettava la stessa immagine su una delle tre lastre Il filtro posizionato davanti alle lastre produceva su lastre in b/n una colorazione rossa, blu, verde Sovrapponendo, in fase di stampa, le tre lastre si otteneva un'immagine a colori.

Notizie storico-critiche
Fin dall'inizio della storia della fotografia si è sentito il bisogno di ritrarre la realtà con i suoi colori naturali Mentre ci si accontentava di ritocchi effettuati sulle stampe, molte furono le sperimentazioni per ottenere fotografie a colori Nel 1861 il fisico James Clerk Maxwell produsse la prima fotografia a colori: fece tre fotografie della stessa coccarda in tessuto scozzese (tartan) anteponendo alle lastre tre diversi filtri colorati: rosso, verde, blu. Poi proiettò le tre lastre con tre diversi proiettori, posponendo a ciscuno di essi un filtro dello stesso colore utilizzato per la ripresa (più un quarto proiettore con filtro giallo probabilmente perché i negativi di quel tempo erano molto sensibili al blu). La sovrapposizione delle tre immagini produceva un'immagine a colori della coccarda Infatti questi tre colori primari, sovrapposti in varie proporzioni, danno tutti i colori dello spettro Alla fine del XIX secolo Frederic E. Ives e Adolf Miethe perfezionarono questo esperimento e crearono un apparecchio fotografico tricromatico che produceva dei cromogrammi da vedere con appositi proiettori Nel 1899 Miethe e Bermopohl, un produttore di apparecchi fotografici, introdussero sul mercato il primo apparecchio per tricromia che permetteva con un solo scatto di impressionare le tre lastre necessarie alla successiva stampa a colori dell'immagine Un'altra strada verso la fotografia a colori fu quella percorsa dai fratelli Lumiere che, a partire dal 1904, iniziarono a produrre le loro autocromie: spennellavano le lastre fotografiche in b/n a sali d'argento, con fecola e pigmenti di colori rosso, verde e blu ed emulsioni fissanti I granelli di fecola e pigmenti fungevano da filtri per la luce che incideva sulle lastre fotografiche. In questo modo si otteneva un negativo a colori (molto tenui) ma complementari rispetto a quelli veri. Procedendo alla stampa si ottenevanoi colori naturali Le autocromie sono le antesignane delle diapositive su pellicola sintetica a colori Questo apparecchio era distribuito in Italia da G. Bielloni di Milano.
Date between 1900 and 1925
date QS:P571,+1950-00-00T00:00:00Z/7,P1319,+1900-00-00T00:00:00Z/9,P1326,+1925-00-00T00:00:00Z/9
Medium specchio
Dimensions height: 21 cm (8.2 in); width: 25 cm (9.8 in)
dimensions QS:P2048,21U174728
dimensions QS:P2049,25U174728
institution QS:P195,Q947082
Accession number
7759
Object history Publifoto
Source/Photographer Catalogo collezioni (in it). Museoscienza.org. Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, Milano.
Permission
(Reusing this file)
w:en:Creative Commons
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current12:10, 21 May 2016Thumbnail for version as of 12:10, 21 May 20161,691 × 1,031 (215 KB)Federico Leva (WMIT) (talk | contribs){{ICCD TRC | institution = {{institution:Museoscienza}} | permission = {{cc-by-sa-4.0}} | RSR1 = Brenni, Paolo | NSC = Fin dall'inizio della storia della fotografia si è sentito il bisogno di ritrarre la realtà con i suoi colori naturali Mentre ci...

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