File:Pila elettrochimica - Museo scienza tecnologia Milano 11088.jpg

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Title
pila elettrochimica
Description
Italiano: Vaso cilindrico in ceramica con due maniglie laterali, internamente suddiviso in due parti. Il coperchio, anch'esso in ceramica, presenta due fori nei quali sono inseriti due elettrodi in metallo (probabilmente rame e zinco) con connettori esterni in materiale isolante.
Funzione

Utilizzata in esperimenti di laboratorio per generare corrente elettrica. La pila infatti converte energia chimica in energia elettrica.

Modalità d'uso

Le due metà interne del contenitore sono riempite una con una soluzione di solfato di rame, quella in cui è immerso l'elettrodo in rame (positivo) e l'altra con una soluzione di solfato di zinco nella quale è immerso l'elettrodo in zinco (negativo). L'elettrodo in zinco libera elettroni che migrano verso quello in rame (attraversando la parete divisoria) generando una corrente elettrica continua tra i due elettrodi.

Notizie storico-critiche
L'invenzione della pila si deve ad Alessandro Volta nel 1799. La pila voltaica era costituita da dischetti in rame e zinco alternati e intervallati a due a due da un panno imbevuto di una soluzione acqua+acido solforico. Il tutto era tenuto insieme da una struttura in legno. Collegando il primo e l'ultimo dischetto con due fili di rame si creava un differenza di potenziale che produceva passaggio di corrente elettrica Nel 1836, John Frederic Daniell migliorò la pila di Volta realizzando la pila Daniell, una pila elettrochimica del tipo di quella rappresentata in questa scheda Nel 1866 si ha l'invenzione della prima pila a secco a cura di Georges Leclanché. Queste pile aprirono la strada alle prime batterie alcaline e successivamente alle batterie a mercurio (dette a bottone). Tutte queste pile hanno reazioni chimiche interne irreversibili ovvero quando tutti i reagenti della pila si trasformano completamente nei prodotti finali, essa si scarica definitivamente divenendo inutilizzabile Successivamente sono nate le pile secondarie dette accumulatori ovvero quelle pile le cui reazioni chimiche interne sono reversibili. Somministrando energia elettrica a questi dispositivi, si inverte il senso della reazione chimica completa e si ottiene la formazione dei reagenti iniziali a spese dei prodotti finali. La pila si ricarica. Possono essere al piombo, al Nichel-Cadmio, al Litio, ecc.
Date between 1890 and 1910
date QS:P571,+1500-00-00T00:00:00Z/6,P1319,+1890-00-00T00:00:00Z/9,P1326,+1910-00-00T00:00:00Z/9
Medium metallo
Dimensions height: 28 cm (11 in); diameter: 21 cm (8.2 in)
dimensions QS:P2048,28U174728
dimensions QS:P2386,21U174728
institution QS:P195,Q947082
Accession number
11088
Source/Photographer Catalogo collezioni (in it). Museoscienza.org. Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, Milano.
Permission
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w:en:Creative Commons
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current08:16, 21 May 2016Thumbnail for version as of 08:16, 21 May 20161,247 × 1,671 (321 KB)Federico Leva (WMIT) (talk | contribs){{ICCD TRC | institution = {{institution:Museoscienza}} | permission = {{cc-by-sa-4.0}} | RSR1 = Reduzzi, Luca | CTP = Fisica | CMPD = 2010 | INV1N = 11088 | CTC = elettrodi | NSC = L'invenzione della pila si deve ad Alessandro Volta nel 1799. La...